2013 - Personale "Venti anni dopo" alla Galleria "Studio 71"









Mi ritrovo, per caso, a rivedere vecchie cassette video, conservate alla galleria studio 71, mi rivedo giovane allora quarantaduenne, con molti anzi troppi capelli, rifletto sul tempo trascorso prevalentemente nella mia città, cordone ombelicale inscindibile di una madre che sembra pigra e sonnolenta, distratta dalla caligine, ma che nella sua apparente provincialità talvolta si desta e brilla di luce propria.

Mi ritrovo a considerare una sorta di sottile linea temporale, strano nel 1991 realizzavo una mostra evento dove su più computer Amiga scorrevano le immagini create dal mio programma Automat91 e proprio in quegli anni si sviluppava l’arte digitale!

Io avevo cominciato diversi anni prima per curiosità con un computer QL della Sinclair, avevo cominciato ad imparare la programmazione in Logo, poi ero passato al  Q-Basic, poi ancora all’Amiga-Basic, poi avevo continuato cercare altri linguaggi: “C”, Java, Visual Basic, approdando infine oggi al C#, con il quale adesso programmo.
Il QL disponeva di 8 colori, ma con l’uso di retinature si potevano ottenere ancora altri colori, la risoluzione era bassa ed i pixel ben visibili, in compenso l’uso del LOGO
già implementato permetteva già interessanti esperienze grafiche.

Tutto era registrato su mini cassette magnetiche dedicate, per questo oggi del tutto illeggibili.

Il continuo ricambio delle tecnologie nelle memorie di massa ha spesso determinato la perdita dei dati e questo è un rischio se non si vuole considerare effimero e momentaneo il prodotto digitale, ma mi chiedo, la memoria dell’evento non è forse meglio dell’evento stesso?

Una volta avevo dipinto tutta una strada, lunga più di dieci metri, l’indomani le automobili distruggevano tutto, ma l’evento no, quello era rimasto nella memoria, nei video, nelle foto analogiche e digitali, ora riversate in rete.

Oggi l’arte digitale è un fenomeno complesso e si è arricchita di tante variazioni seguendo ed adattandosi alla fantasia ed agli interessi degli artisti e dei ricercatori non analogici.
Gli anni novanta sono quelli in cui si sviluppano le principali esperienze, solo che esse s’ibridano spesso tra loro, rendendo non facile qualsivoglia tassonomia secondo gli schemi originari.

I vari settori tradizionali, dell’arte e della conoscenza tecnica, scientifica, sociale, umanistica e musicale, si contaminano all’interno delle esperienze creative digitali.
L’autore stesso ha perso la sua unicità, e sempre più facilmente si passa ad un lavoro di gruppo, per di più eterogeneo per formazione di base.

Io nel 1992 a Milano dove dirigevo il Primo Liceo Artistico, ora di Brera, ho avuto la fortuna di conoscere Paolo Rosa e tutti i membri e amici di Studio Azzurro, e con loro presso gli studi di Metamorfosi, altri gruppi come Giovanotti Mondani Meccanici e vari altri intellettuali e critici.

Era un momento in cui molte cose si andavano definendo e concretizzando, in cui si chiarivano le idee di ognuno, una serie di lunghe serate a tema, accuratamente video documentate di grande interesse.

Io continuo il mio lavoro di ricerca e di programmazione, potrei collocarmi nella “Generative Art o Algorithmic Art” se dovessi tenere conto del campo in cui in atto lavoro, in effetti, seguo varie piste o cammini e proprio per la mia solitudine tutta Palermitana, lo faccio senza compagnie, con pochi scambi d’idee.

All’istituto d’arte di Palermo ho avuto modo di fare altre esperienze, talvolta dirette, ma in genere indirette, ovvero seguendo le attività per dovere di servizio.

Questa volta anche per vincoli istituzionali, il lavoro era basato su gruppi eterogenei per formazione, architetti, animatori, ingegneri, orafi, scultori ecc. esperienze portate avanti nel corso di una decina d’anni, nel campo della Prototipazione Solida, del CAD-CAM, dell’Ingegneria Inversa, dell’Animazione Tridimensionale, della Scultura Digitale.

Tutto questo ha allargato le mie curiosità verso altri settori.
Ho fatto in questi anni anche diverse esperienze di Digital Art, producendo alcune opere con l’uso di un programma di foto-ritocco e ho continuato a mantenere un piede nella scarpa analogica, infatti, dipingo ancora.

Non credo che oggi il fare arte debba avere regole, metodi, materiali o necessariamente legarsi a movimenti.

In età avanzata, sempre di più, ritengo che un artista debba vivere pienamente il suo tempo, carpire un attimo prima brandelli di futuro, creare con cura il suo prodotto usando tutto ciò che serve senza alcun pregiudizio di sorta.                                                                                                        


Carlo Monastra                                          





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