Mi ritrovo,
per caso, a rivedere vecchie cassette video, conservate alla galleria studio
71, mi rivedo giovane allora quarantaduenne, con molti anzi troppi capelli,
rifletto sul tempo trascorso prevalentemente nella mia città, cordone
ombelicale inscindibile di una madre che sembra pigra e sonnolenta, distratta
dalla caligine, ma che nella sua apparente provincialità talvolta si desta e
brilla di luce propria.
Mi ritrovo
a considerare una sorta di sottile linea temporale, strano nel 1991 realizzavo
una mostra evento dove su più computer Amiga scorrevano le immagini create dal
mio programma Automat91 e proprio in quegli anni si sviluppava l’arte digitale!
Io avevo
cominciato diversi anni prima per curiosità con un computer QL della Sinclair,
avevo cominciato ad imparare la programmazione in Logo, poi ero passato al Q-Basic, poi ancora all’Amiga-Basic, poi avevo
continuato cercare altri linguaggi: “C”, Java, Visual Basic, approdando infine
oggi al C#, con il quale adesso programmo.
Il QL
disponeva di 8 colori, ma con l’uso di retinature si potevano ottenere ancora
altri colori, la risoluzione era bassa ed i pixel ben visibili, in compenso
l’uso del LOGO
già
implementato permetteva già interessanti esperienze grafiche.
Tutto
era registrato su mini cassette magnetiche dedicate, per questo oggi del tutto
illeggibili.
Il continuo
ricambio delle tecnologie nelle memorie di massa ha spesso determinato la
perdita dei dati e questo è un rischio se non si vuole considerare effimero e
momentaneo il prodotto digitale, ma mi chiedo, la memoria dell’evento non è
forse meglio dell’evento stesso?
Una volta
avevo dipinto tutta una strada, lunga più di dieci metri, l’indomani le
automobili distruggevano tutto, ma l’evento no, quello era rimasto nella
memoria, nei video, nelle foto analogiche e digitali, ora riversate in rete.
Oggi l’arte
digitale è un fenomeno complesso e si è arricchita di tante variazioni seguendo
ed adattandosi alla fantasia ed agli interessi degli artisti e dei ricercatori
non analogici.
Gli anni
novanta sono quelli in cui si sviluppano le principali esperienze, solo che
esse s’ibridano spesso tra loro, rendendo non facile qualsivoglia tassonomia
secondo gli schemi originari.
I vari
settori tradizionali, dell’arte e della conoscenza tecnica, scientifica,
sociale, umanistica e musicale, si contaminano all’interno delle esperienze
creative digitali.
L’autore
stesso ha perso la sua unicità, e sempre più facilmente si passa ad un lavoro
di gruppo, per di più eterogeneo per formazione di base.
Io nel 1992
a Milano dove dirigevo il Primo Liceo Artistico, ora di Brera, ho avuto la
fortuna di conoscere Paolo Rosa e tutti i membri e amici di Studio Azzurro, e
con loro presso gli studi di Metamorfosi, altri gruppi come Giovanotti Mondani
Meccanici e vari altri intellettuali e critici.
Era un
momento in cui molte cose si andavano definendo e concretizzando, in cui si
chiarivano le idee di ognuno, una serie di lunghe serate a tema, accuratamente
video documentate di grande interesse.
Io continuo
il mio lavoro di ricerca e di programmazione, potrei collocarmi nella
“Generative Art o Algorithmic Art” se dovessi tenere conto del campo in cui in
atto lavoro, in effetti, seguo varie piste o cammini e proprio per la mia
solitudine tutta Palermitana, lo faccio senza compagnie, con pochi scambi
d’idee.
All’istituto
d’arte di Palermo ho avuto modo di fare altre esperienze, talvolta dirette, ma
in genere indirette, ovvero seguendo le attività per dovere di servizio.
Questa
volta anche per vincoli istituzionali, il lavoro era basato su gruppi
eterogenei per formazione, architetti, animatori, ingegneri, orafi, scultori
ecc. esperienze portate avanti nel corso di una decina d’anni, nel campo della
Prototipazione Solida, del CAD-CAM, dell’Ingegneria Inversa, dell’Animazione
Tridimensionale, della Scultura Digitale.
Tutto
questo ha allargato le mie curiosità verso altri settori.
Ho fatto in
questi anni anche diverse esperienze di Digital Art, producendo alcune opere
con l’uso di un programma di foto-ritocco e ho continuato a mantenere un piede
nella scarpa analogica, infatti, dipingo ancora.
Non credo
che oggi il fare arte debba avere regole, metodi, materiali o necessariamente
legarsi a movimenti.
In età
avanzata, sempre di più, ritengo che un artista debba vivere pienamente il suo
tempo, carpire un attimo prima brandelli di futuro, creare con cura il suo
prodotto usando tutto ciò che serve senza alcun pregiudizio di sorta.
Carlo
Monastra
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