La natura vista senza banalità, il
simbolo più che la realtà dell'albero, il paesaggio dato per accenni. Carlo
Monastra ha così esposto alla galleria « Ai fiori chiari » le immagini del suo
mondo in una serie di rapide sequenze. Da un paio di anni ad oggi resta fedele
a questi segni, insiste senza sbandamenti. Certo è una prova di coerenza, che
non sempre si trova nei giovani i quali intendono dire qualcosa a loro modo e
che poi, per via, si lasciano tirare per la manica dalla prima sirena.
Monastra crede nella necessità dei sentimento e non si
vergogna di suggerirlo anche a parole. Poi, sulla tela, cerca una armonia di
spazi e di colori e affronta le salite senza fermarsi ai primo accenno di fiato
grosso. Più che sul certificato di anagrafe è giovane in questa sua tenacia di
ricerca. Anche quando le soluzioni restano imprecise, continua ad avere fiducia
negli ideali valori e riprende da capo il tema interrotto. E' inutile cercare
dati formali ed estetici nella sua pittura: sono saltati a piedi pari a favore di
un'indagine addirittura cosmica. E in questo c'è la dimostrazione di un limite,
ma anche di una passione che potrebbe condurlo sulla strada dell'autentica
pittura senza perciò rinunciare a se stesso.
« Giornale di Sicilia », 21 novembre 1969 Giuseppe
Servello
La rivalutazione della natura con la
mediazione dei sentimento, la posizione di antitesi alla nuova barbarie della
civiltà industriale, non restano pura aspirazione ideologica ma si esprimono
effettivamente attraverso l'opera dei giovane artista palermitano, nel colore
fluido, nelle forme sentite come vita nel suo muoversi.
‑ L'Ora », 14 novembre 1969 Franco
Grasso
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