1991 - Personale alla Galleria d'Arte "Studio 71"




Pieghevole, critica, opere pittoriche esposte (acrilico su tela 100 x 120)

DIPINGERE CON LA LUCE COLORATA

Da alcuni anni Carlo Monastra va compiendo un'operazione di ricerca sulla Computer-art affiancandola alla più nota attività pittorica che esercita sin dalla fine degli anni sessanta.
Ricordiamo la sua produzione legata alla Nuova figurazione (1967-1977) ed ancora il suo interesse verso i significati dei segno e le sue rigorose «interferenze» (1980-1983).  Diagrammi immaginifici e scritture lineari, che gli hanno restituito, negli anni, complessi territori percettivi di griglie coloristiche.
Queste ricerche, determinanti per la fase attuale, lo hanno portato progressivamente ad identificare un parallelo al segno grafico quello definito dal «puntatore del mouse» sulla «scrivania» dello schermo d'un video collegato ad un computer.
Il segno virtuale, allora ricostituisce le stesse intenzioni, ridefinisce gli spazi della traccia lineare e dei colore realizzati prima con il mezzo tradizionale della penna e degli inchiostri colorati.
La consistenza dei due linguaggi, esibiti in parallelo, che non rinunciano al segno, ne al colore, anzi partono da essi, evidenze il comparativo compromesso tra l'uso tradizionale della tela come supporto bidimensionale ed immagine fissa e il supporto virtuale dello schermo.
Pigmenti o luci colorate? 1 campi operativi diversi sono un mutuo rafforzarsi delle scelte estetiche operate in questi anni.
La presente mostra coniuga ancora la «pittura», realizzata a spatola e spruzzo, con interventi graffiti, strappi e mascherature, tra l'invenzione e la casualità.  Si affida alla suggestione delle tonalità e delle valenze coloristiche degli acrilici e degli smalti industriali.
Sulla tela traduce con varietà di griglie, di bianchi tralicci, fughe di rette architettonicamente in ogni direzione disposte, sovrapposte; un'immaginifica reticolatura che esalta le suggestioni dei colori e carica la tela di virtuale profondità.
L'operazione in parallelo che Carlo Monastra attua con il computer viene svolta in due fasi.  La prima (1984-1988), da operatore, per approfondire il mezzo e conoscerne le possibilità d'uso affidate a programmi già esistenti; la seconda, come programmatore, attiva un processo inedito racchiuso in un suo algoritmo.
Pagine virtuali sono il risultato esperienziale ed autonomo del programma AUTOMAT 91, pagine realizzate in linguaggio basic compilato, salvate su disco e prodotte da parametri casuali di un algoritmo, voluto dal pittore che scegliendo tra 24 sfondi e 320 pennini diversi, le produce all'infinito. 1 «pennini» agiscono sulla superficie sovrapponendo punti, rette, schemi colorati secondo illimitate variabili.  Note prolungate e mutuanti aggiungono suggestioni sonore.
Prima di salvare nella versione dimostrativa le «pagine virtuali», sul monitor organizza i campi e isolandole per mandarle in memoria, identifica i rapporti di colore evidenziati da quelli sottrattivi e dalle sovrapposizioni casuali voluti dalle possibilità del programma attivato.
La scelta di Monastra costituisce un interessante momento di riflessione del suo percorso immaginativo.
1 risultati di questa occasione espositiva, nei duplici linguaggi presentati, rimandano al problema della rinuncia alla poeticità della materia pigmentata che finge i colori su un supporto tangibile e all'uso estetico delle luci colorate non tangibili, immateriali e fruibili solo visivamente.
Non resta che attendere ulteriori risultati della coraggiosa ricerca da lui avviata, per primo, in questa soporifera e sciagurata, perché distratta, città. Palermo, 11 Aprile 1991 Nicolò D'Alessandro




Mi ritrovo a considerare una sorta di sottile linea temporale, strano nel 1991 realizzavo una mostra evento dove su più computer Amiga scorrevano le immagini create dal mio programma Automat91 e proprio in quegli anni si sviluppava l’arte digitale!

Io avevo cominciato diversi anni prima per curiosità con un computer QL della Sinclair, avevo cominciato ad imparare la programmazione in Logo, poi ero passato al  Q-Basic, poi ancora all’Amiga-Basic, poi avevo continuato a cercare altri linguaggi: “C”, Java, Visual Basic, approdando infine oggi al C#, con il quale adesso programmo.
Il QL disponeva di 8 colori, ma con l’uso di retinature si potevano ottenere ancora altri colori, la risoluzione era bassa ed i pixel ben visibili, in compenso l’uso del "LOGO", già implementato,  permetteva già interessanti esperienze grafiche.
Tutto era registrato poi  su mini cassette magnetiche dedicate, per questo oggi del tutto illeggibili.

(tratto dal mio testo della personale del 2013 "Venti anni dopo) nella stessa galleria "Studio 71"





Stampe dal mio programma Automat 91



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