Pieghevole, critica, opere pittoriche esposte (acrilico su tela 100 x 120)
DIPINGERE CON LA LUCE
COLORATA
Da alcuni anni Carlo Monastra
va compiendo un'operazione di ricerca sulla Computer-art affiancandola alla più
nota attività pittorica che esercita sin dalla fine degli anni sessanta.
Ricordiamo la sua produzione
legata alla Nuova figurazione (1967-1977) ed ancora il suo interesse verso i
significati dei segno e le sue rigorose «interferenze» (1980-1983). Diagrammi immaginifici e scritture lineari,
che gli hanno restituito, negli anni, complessi territori percettivi di griglie
coloristiche.
Queste ricerche, determinanti
per la fase attuale, lo hanno portato progressivamente ad identificare un
parallelo al segno grafico quello definito dal «puntatore del mouse» sulla
«scrivania» dello schermo d'un video collegato ad un computer.
Il segno virtuale, allora
ricostituisce le stesse intenzioni, ridefinisce gli spazi della traccia lineare
e dei colore realizzati prima con il mezzo tradizionale della penna e degli
inchiostri colorati.
La consistenza dei due
linguaggi, esibiti in parallelo, che non rinunciano al segno, ne al colore,
anzi partono da essi, evidenze il comparativo compromesso tra l'uso
tradizionale della tela come supporto bidimensionale ed immagine fissa e il
supporto virtuale dello schermo.
Pigmenti o luci colorate? 1
campi operativi diversi sono un mutuo rafforzarsi delle scelte estetiche
operate in questi anni.
La presente mostra coniuga
ancora la «pittura», realizzata a spatola e spruzzo, con interventi graffiti,
strappi e mascherature, tra l'invenzione e la casualità. Si affida alla suggestione delle tonalità e
delle valenze coloristiche degli acrilici e degli smalti industriali.
Sulla tela traduce con
varietà di griglie, di bianchi tralicci, fughe di rette architettonicamente in
ogni direzione disposte, sovrapposte; un'immaginifica reticolatura che esalta
le suggestioni dei colori e carica la tela di virtuale profondità.
L'operazione in parallelo che
Carlo Monastra attua con il computer viene svolta in due fasi. La prima (1984-1988), da operatore, per
approfondire il mezzo e conoscerne le possibilità d'uso affidate a programmi
già esistenti; la seconda, come programmatore, attiva un processo inedito
racchiuso in un suo algoritmo.
Pagine virtuali sono il risultato esperienziale ed autonomo del programma
AUTOMAT 91, pagine realizzate in linguaggio basic compilato, salvate su disco e
prodotte da parametri casuali di un algoritmo, voluto dal pittore che
scegliendo tra 24 sfondi e 320 pennini diversi, le produce all'infinito. 1
«pennini» agiscono sulla superficie sovrapponendo punti, rette, schemi colorati
secondo illimitate variabili. Note
prolungate e mutuanti aggiungono suggestioni sonore.
Prima di salvare nella
versione dimostrativa le «pagine virtuali», sul monitor organizza i campi e
isolandole per mandarle in memoria, identifica i rapporti di colore evidenziati
da quelli sottrattivi e dalle sovrapposizioni casuali voluti dalle possibilità
del programma attivato.
La scelta di Monastra
costituisce un interessante momento di riflessione del suo percorso
immaginativo.
1 risultati di questa
occasione espositiva, nei duplici linguaggi presentati, rimandano al problema
della rinuncia alla poeticità della materia pigmentata che finge i colori su un
supporto tangibile e all'uso estetico delle luci colorate non tangibili, immateriali
e fruibili solo visivamente.
Non resta che attendere
ulteriori risultati della coraggiosa ricerca da lui avviata, per primo, in
questa soporifera e sciagurata, perché distratta, città. Palermo, 11 Aprile 1991 Nicolò
D'Alessandro
Mi ritrovo
a considerare una sorta di sottile linea temporale, strano nel 1991 realizzavo
una mostra evento dove su più computer Amiga scorrevano le immagini create dal
mio programma Automat91 e proprio in quegli anni si sviluppava l’arte digitale!
Io avevo
cominciato diversi anni prima per curiosità con un computer QL della Sinclair,
avevo cominciato ad imparare la programmazione in Logo, poi ero passato al Q-Basic, poi ancora all’Amiga-Basic, poi avevo
continuato a cercare altri linguaggi: “C”, Java, Visual Basic, approdando infine
oggi al C#, con il quale adesso programmo.
Il QL
disponeva di 8 colori, ma con l’uso di retinature si potevano ottenere ancora
altri colori, la risoluzione era bassa ed i pixel ben visibili, in compenso
l’uso del "LOGO", già
implementato, permetteva già interessanti esperienze grafiche.
Tutto
era registrato poi su mini cassette magnetiche dedicate, per questo oggi del tutto
illeggibili.
(tratto dal mio testo della personale del 2013 "Venti anni dopo) nella stessa galleria "Studio 71"
(tratto dal mio testo della personale del 2013 "Venti anni dopo) nella stessa galleria "Studio 71"
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